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giovedì 31 marzo 2011

Come peggiorare le cose

Negli ultimi dieci giorni alcuni ambienti della cultura italiana sono stati impegnati in un’accesa polemica, cominciata in sordina su Internet ma approdata poi sui giornali e in televisione. La polemica in questione è incentrata su un videogioco. Ora, vi prego di notare alcune cose: cultura – italiana – dibattito – videogioco. Cosa è successo? Come mai un videogioco ha attirato tutta questa attenzione, in Italia? E da cosa si è originata questa polemica? Beh, la storia mi sembra interessante e istruttiva, motivo per cui voglio raccontarvela.

Andiamo con ordine, esponendo per prima cosa i fatti. Il Post ha scritto un chiarissimo articolo sulla questione: qui mi limito a riassumere, mettendo in risalto le cose principali.

Il videogioco della discordia si intitola Gioventù ribelle, ed è stato sviluppato in Italia per celebrare il 150° anniversario dell’unità del nostro Paese. È stato presentato il 15 marzo sotto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Gioventù, affiancati da numerosi sponsor tecnici; il gioco è stato definito, in quest’occasione, come un prodotto in grado di competere con i grandi titoli internazionali.

Pochi giorni dopo, una versione giocabile (in gergo “demo”) finisce online sul sito ufficiale del progetto. Molte persone, mosse da curiosità, scaricano il pesante file di installazione e provano il gioco. Eccone un assaggio anche per voi:



Non è necessario essere degli esperti del settore per capire che il gioco, senza usare giri di parole, fa schifo. Sia tecnicamente (graficamente è in ritardo di almeno otto anni) che sotto il profilo contenutistico (sembra che l’unico scopo sia andare in giro a sparare a nemici immobili). Per di più, alcuni notano che non si tratta di un gioco a sé stante, ma di un banale pacchetto aggiuntivo (“mod”) per un altro titolo, Unreal Tournament 3. Da qui un fiorire di polemiche e proteste, rivolte soprattutto verso chi ha realizzato il videogioco. Alcuni siti specializzati “recensiscono” il gioco, ovviamente massacrandolo; il titolo arriva addirittura all’estero, dove in alcuni casi viene inserito nel novero dei videogiochi più brutti di sempre.

La cosa sarebbe morta qui, come una semplice figuraccia italiana agli occhi del mondo, se non fosse successo qualcos’altro. Dopo gli attacchi del pubblico la demo viene ritirata dalla Rete, e la pagina ufficiale del progetto modificata. Gioventù ribelle viene presentato, come è possibile leggere anche ora, come il prodotto di un gruppo di studenti, realizzato senza scopi commerciali e senza finanziamenti di sorta; il tutto al fine di sensibilizzare sulla realtà italiana degli sviluppatori di videogiochi, presenti e talentuosi, ma spesso privi di fondi. Nel giro di una manciata di giorni, si è passati dal “titolo di ultima generazione capace di competere sul mercato internazionale” al “progetto non commerciale realizzato in maniera amatoriale”.

Per tutti questi motivi, Gioventù ribelle ha suscitato l’ira un po’ di tutti: l’associazione che raccoglie gli sviluppatori italiani ha scritto una lettera in cui afferma che la percezione dell’industria videoludica italiana ne uscirà a pezzi; Wired ha ricostruito, in un dettagliatissimo articolo, tutti i legami – più o meno loschi – dietro al progetto; ma, più in generale, tutti gli appassionati di videogiochi italiani possono avere da ridire di fronte a un progetto così povero, peraltro annunciato in pompa magna.

Questa storia mi ha fatto riflettere. Sono un appassionato di videogiochi, anche se da anni non riesco più a seguire la scena contemporanea, accontentandomi di essere un “retrogamer”. Da sempre sostengo la dignità culturale di questa particolare forma di manifestazione del pensiero, e ho spesso criticato il pressapochismo che ammanta il mondo videoludico in Italia. Solo che, di fronte a un episodio del genere, mi trovo veramente in difficoltà. L’impressione che ho è che, paradossalmente, sia stato fatto tutto il possibile per gettare fango sui videogiochi.

Non voglio entrare nel merito di come è stata gestita la faccenda, anche se mi sembra palese che sia stato fatto un pasticcio senza precedenti. Né voglio parlare del gioco in sé, visto che non ci ho giocato. Quello che voglio sottolineare è un altro punto. Ammettiamo che effettivamente questo gioco sia stato realizzato per la festa dell’Unità d’Italia; ammettiamo che sia stato promosso (o finanziato?) da soldi pubblici; ammettiamo che abbiamo ricevuto il beneplacito di Ministri e politici. Beh, mi chiedo: vi sembra il gioco più adatto per un’occasione del genere? Uno sparatutto in prima persona? Uno sparatutto in prima persona in cui sia possibile sparare al Papa?

Sia chiaro: abbiamo giocato tutti agli sparatutto. Possono piacere o non piacere, ma c’è modo e modo per realizzare prodotti del genere. Alcuni sparatutto (nella mia esperienza, Halo o Half Life) sono paragonabili a film in quanto a trama e sceneggiatura; altri, invece, sono solo – per usare un’espressione molto efficace che lessi anni fa su una rivista specializzata – un “corri e smazzula”. Ma purtroppo, per realizzare titoli della prima tipologia, è necessario un ottimo bagaglio di – in ordine sparso – esperienza, bravura e soldi. Ecco, forse era il caso di concentrarsi su qualcosa di maggiormente abbordabile, viste le modalità di sviluppo: è possibile sfornare ottimi giochi anche con budget estremamente ridotti (cito due piccoli titoli che recentemente mi hanno entusiasmato: Braid e World of Goo). Basta non puntare troppo in alto.

A ciò va aggiunto che, inevitabilmente, uno sparatutto viene percepito come un titolo diseducativo, anche se è di ottima qualità. Come ha sottolineato Ivan Venturi – uno sviluppatore italiano – sul suo blog, uno sparatutto è incentrato sulla rappresentazione fisica della violenza. Allora c’è da chiedersi qual è il target dell’operazione. Si trattava di un gioco educativo, destinato alle scuole? Oppure di un prodotto destinato ad un pubblico adulto?

Sul sito ufficiale si afferma che con questo videogioco si voleva parlare ai giovani d’oggi con il loro linguaggio, “che in parte è anche quello dei videogiochi”. Ecco, forse è questa la radice del problema, a ben vedere: si continua a seguire l’equazione giovani=videogiochi, nonostante l’età media si stia alzando sempre di più (e non potrebbe essere altrimenti, come ho già sottolineato altre volte). Se Gioventù ribelle era destinato ai giovani (e, incidentalmente, alle scuole), allora mi sento di dire che quella dello sparatutto è stata una pessima scelta. Anche Salvate il soldato Ryan è un ottimo film di guerra: ma lo proiettereste mai in una scuola?

Spero di non essere sembrato troppo moraleggiante. Quello che intendo dire è che non mi sembra sbagliato realizzare un videogioco ambientato nel periodo risorgimentale: anzi, può essere un modo per esplorare un segmento della nostra storia da una prospettiva diversa. Qualche dubbio, però, mi viene quando un’iniziativa del genere è intrapresa in questo modo, da parte dei poteri pubblici. In questo specifico caso, si poteva puntare su un altro genere: magari un’avventura grafica, per esempio, o un gioco di strategia. La faccenda è stata trattata in modo a dir poco miope ed ingenuo, almeno a mio parere.

In conclusione, cosa ne ricaviamo da questa storia? In primo luogo, la piccola industria videoludica italiana – già di per sé zoppicante, per una lunga serie di motivi – ne uscirà ulteriormente ridimensionata e bistrattata, specialmente all’estero. In secondo luogo, la percezione dei videogiochi presso l’opinione pubblica nostrana subirà un nuovo duro colpo, precipitando sempre più in basso. Terzo, noi italiani dovremo continuare a sorbirci commenti come quello che ho trovato sul forum anglosassone Neograf: “Italian Goverment, huh? So can you have sex with underage girls in this game?

Cosa ne pensate di questa storia?

Luigi

12 commenti:

Il Cavicca ha detto...

L'argomento di questo post suscita in me profondo sdegno e ribrezzo, ma non molto stupore, in fondo tutto è perfettamente in linea con il declino generale della nostra cultura multimediale, dai cinepanettoni all' Isola dei Famosi.
Poi, il patrocinio della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Gioventu!? Dai regà, ma stiamo scherzando!?

Matteo R. ha detto...

Il bello dell'Italia è che anche le situazioni più grottesche si realizzano e vengono assimilate con più o meno lunghi sdegni.
La cosa tremenda è il distacco che vedo tra chi patrocina ste iniziative e chi dovrebbe fruirne: cioè, non esistono giovani che giocano ai videogiochi con cui parlare, farsi consigliare, prima di pubblicare su internet (su internet!) il prodotto già completo (anche se sotto forma di demo)?
Non riesco nemmeno a trattare seriamente la questione e nella mia mente risuona solo la breve, quindi imprecisa o sloganistica, valutazione di "figura di merda"

Unknown ha detto...

Ma infatti... A costo di fare la figura della sinistroide stereotipata correggerei in "la solita figura di merda italiana", di un' Italia che si sforza di fare il paese del primo mondo e invece colleziona inadeguatezze.
Mi sembra giusto considerare i videogiochi come forme d' arte, soprattutto al livello a cui sono arrivati oggi, e considero sintomo di apertura mentale dell' Italia (massì, vediamola positivamente) quello di aver scelto di celebrare questa festa dei 150 anni con un videogioco. Ovviamente si può discutere sul fatto che uno sparatutto, come ha detto giustamente Luigi, non è certo il videogioco più educativo, ma insomma, a me sembra un bel passo avanti già solo pensare ad un videogioco e non soltanto ad un volumone grosso e pesante che sicuramente è interessante ma non è fruibile dai più.
Comunque... bella e interessante l' idea, ridicola la realizzazione. Ho guardato il trailer, mi sono informata sulla rete. Ho letto che il gioco è pieno di imprecisioni storiche, nelle divise e nelle armi, ci sono continuamente bug, e ha una grafica pessima (cosa che si vede anche dal trailer). Ma forse è il meno, confronto al fatto che, dopo le prime critiche, la portata del progetto, che era stato presentato ufficialmente e patrocinato da non mi ricordo quale ministero, sia stata ridimensionata a iniziativa di un gruppo di giovani senza finanziamenti etc...: è una cosa che mi fa veramente indignare. Mi domando perchè l' Italia sia così, perchè non provi a "fare" e quando prova, nella maggior parte dei casi, non riesce o riesce solo in parte.
L' Italia è considerato un paese ridicolo. E sinceramente, sotto tanti aspetti, non mi sento di dare torto a questa "opinione pubblica".

Ps Io ad un bel videogioco sul Risorgimento ci avrei giocato più che volentieri.

Luigi ha detto...

Concordo con Matteo: la cosa più assurda è proprio la distanza. Sembra proprio (sembra?) un'operazione populista, un modo per avvicinarsi goffamente al pubblico dei giovani. Da questo punto di vista, sono quasi contento che il tutto si sia risolto in questo modo...

Però purtroppo rimane la realtà dei fatti. Il gioco di poteri ha azzoppato quella che poteva essere una buona idea, se solo fosse stata realizzata in modo decente.

Gianfranco ha detto...

Penso che il gioco si commenti da solo. Ho fatto un giro su youtube e devo dire che il video che hai messo tu è quello che fa fare la migliore figura al gioco. Tra nemici immobili che muoiono al terzo colpo in testa, movimenti fisici che sembrano uscire da un epoca precedente e grafica che risale ai primi anni duemila si trovano tutti gli ingredienti per la più grande cagata videoludica del nuovo millennio. Non commento nemmeno il tentativo di moddare Unreal, goffo ed evidente dal momento che nei caricamenti solo stati lasciati gli screen di Unreal e mentre aspetti di sparare al Papa vedi un bel caricamento con soldati futuristici e alieni.
Sai che sono d’accordo con te quando mi dici della denigrazione (non è corretto dire sottovalutazione, la realtà è qualcosa di peggio) di questo settore dell’intrattenimento in Italia. Proprio questo limite culturale ha bloccato lo sviluppo di una produzione italiana che ormai ha accumulato un gap tecnologico che non può produrre risultati migliori di questo. L’unico videogame totalmente italiano che conosco oltre a questo è “Il rosso e il nero, the italian civil war” (http://www.spaziogames.it/recensioni_videogiochi/console_pc/2702/il-rosso-e-il-nero.aspx), un’altra bella cagata. Ma almeno era del 2004. Ha un’attenuante.
Per quanto riguarda la scelta del genere, sono dell’idea che lo sparatutto era la scelta migliore. Tu hai proposto come alternativa strategico o avventura grafica. A mio parere non vanno bene per diversi motivi. L’avventura grafica è uno stile di gioco non più commerciale, di difficile diffusione, ma senza dubbio la più facile da realizzare partendo da zero, in quanto necessità di un minore know how. Per quanto riguarda un sistema strategico probabilmente avrebbe un po’ più di diffusione, non, però, nella fascia di età verso la quale si rivolgeva il progetto. Lo strategico, come lo sparatutto, richiede un’elevata capacità di know how che in Italia non è possibile avere. Pensa al primo Total War o al primo EU (sconosciuti) ma hanno scavato il passaggio per una miniera d’oro. I primi capitoli di Call of Duty anche non raggiunsero assolutamente il successo planetario di oggi.
In definitiva non poteva che essere una cosa del genere. Il gioco non verrà minimamente considerato in Italia, all’estero servirà a far fare una risata a qualcuno, ma a questo punto è il male minore. Peggio di pizza-mandolino-mafia condito da scandali sessuali non ci sta niente. Spero solo che i finanziamenti statali per produrlo siano stati pochi.

Gianfranco ha detto...

Penso che il gioco si commenti da solo. Ho fatto un giro su youtube e devo dire che il video che hai messo tu è quello che fa fare la migliore figura al software. Tra nemici immobili che muoiono al terzo colpo in testa, movimenti fisici che sembrano uscire da un epoca precedente e grafica che risale ai primi anni duemila si trovano tutti gli ingredienti per la più grande cagata videoludica del nuovo millennio. Non commento nemmeno il tentativo di moddare Unreal, goffo ed evidente, dal momento che nei caricamenti sono stati lasciati gli screen di Unreal e mentre aspetti di sparare al Papa vedi un bel caricamento con soldati futuristici e alieni.
Sai che sono d’accordo con te quando mi dici della denigrazione (non è corretto dire sottovalutazione, la realtà è qualcosa di peggio) di questo settore dell’intrattenimento in Italia. Proprio questo limite culturale ha bloccato lo sviluppo di una produzione italiana che ormai ha accumulato un gap tecnologico che non può produrre risultati migliori di questo. L’unico videogame totalmente italiano che conosco oltre a questo è “Il rosso e il nero, the italian civil war” (http://www.spaziogames.it/recensioni_videogiochi/console_pc/2702/il-rosso-e-il-nero.aspx), un’altra bella cagata. Ma almeno era del 2004. Ha un’attenuante.
Tu hai criticato la scelta dello sparatutto e proposto come alternativa strategico o avventura grafica. Questi tre generi erano le uniche soluzione per un contest simile ma sono convinto che la scelta di rendere uno sparatutto è stata la scelta migliore. L’avventura grafica è uno stile di gioco non più commerciale, di difficile diffusione, ma senza dubbio la più facile da realizzare partendo da zero, in quanto necessità di un minore know how. Per quanto riguarda un sistema strategico probabilmente avrebbe un po’ più di diffusione ma non nella fascia di età verso la quale si rivolgeva il progetto. Lo strategico, come lo sparatutto, richiede un’elevata capacità di know how che in Italia non è possibile avere. Pensa al primo Total War o al primo EU (sconosciuti) ma hanno scavato il passaggio per una miniera d’oro. I primi capitoli di Call of Duty anche non raggiunsero assolutamente il successo planetario di oggi. Quindi, a parità di irrealizzabilità, tanto vale fare la scelta più commerciale (che in questo caso non è nemmeno un progetto sanguinario, perché l’unico a sparare è il Pg del giocatore, rendendo tutto un tiro al piattello immobile).
In definitiva non poteva che essere una cosa del genere. Il gioco non verrà minimamente considerato in Italia, all’estero servirà a far fare una risata a qualcuno, ma a questo punto è il male minore. Peggio di pizza-mandolino-mafia condito da scandali sessuali non ci sta niente. Spero solo che i finanziamenti statali per produrlo siano stati pochi.

Gianfranco ha detto...

Penso che il gioco si commenti da solo. Ho fatto un giro su youtube e devo dire che il video che hai messo tu è quello che fa fare la migliore figura al software. Tra nemici immobili che muoiono al terzo colpo in testa, movimenti fisici che sembrano uscire da un epoca precedente e grafica che risale ai primi anni duemila si trovano tutti gli ingredienti per la più grande cagata videoludica del nuovo millennio. Non commento nemmeno il tentativo di moddare Unreal, goffo ed evidente, dal momento che nei caricamenti sono stati lasciati gli screen di Unreal e mentre aspetti di sparare al Papa vedi un bel caricamento con soldati futuristici e alieni.
Sai che sono d’accordo con te quando mi dici della denigrazione (non è corretto dire sottovalutazione, la realtà è qualcosa di peggio) di questo settore dell’intrattenimento in Italia. Proprio questo limite culturale ha bloccato lo sviluppo di una produzione italiana che ormai ha accumulato un gap tecnologico che non può produrre risultati migliori di questo. L’unico videogame totalmente italiano che conosco oltre a questo è “Il rosso e il nero, the italian civil war” (http://www.spaziogames.it/recensioni_videogiochi/console_pc/2702/il-rosso-e-il-nero.aspx), un’altra bella cagata. Ma almeno era del 2004. Ha un’attenuante.
Tu hai criticato la scelta dello sparatutto e proposto come alternativa strategico o avventura grafica. Questi tre generi erano le uniche soluzione per un contest simile ma sono convinto che la scelta di rendere uno sparatutto è stata la scelta migliore. L’avventura grafica è uno stile di gioco non più commerciale, di difficile diffusione, ma senza dubbio la più facile da realizzare partendo da zero, in quanto necessità di un minore know how. Per quanto riguarda un sistema strategico probabilmente avrebbe un po’ più di diffusione ma non nella fascia di età verso la quale si rivolgeva il progetto. Lo strategico, come lo sparatutto, richiede un’elevata capacità di know how che in Italia non è possibile avere. Pensa al primo Total War o al primo EU (sconosciuti) ma hanno scavato il passaggio per una miniera d’oro. I primi capitoli di Call of Duty anche non raggiunsero assolutamente il successo planetario di oggi. Quindi, a parità di irrealizzabilità, tanto vale fare la scelta più commerciale (che in questo caso non è nemmeno un progetto sanguinario, perché l’unico a sparare è il Pg del giocatore, rendendo tutto un tiro al piattello immobile).
In definitiva non poteva che essere una cosa del genere. Il gioco non verrà minimamente considerato in Italia, all’estero servirà a far fare una risata a qualcuno, ma a questo punto è il male minore. Peggio di pizza-mandolino-mafia condito da scandali sessuali non ci sta niente. Spero solo che i finanziamenti statali per produrlo siano stati pochi.

livio15 ha detto...

è Politica, qui i video giochi in se non centrano nulla.
Per quanto riguarda l'italia, quando smetteremo di scimmiottare gli altri e inizieremo ad essere noi stessi allora saremo noi a ridere degli altri.

Ps.
io avrei dato il progetto ad una casa straniera, supervisionata da una squadra italiana effetto stage per vedere ed apprendere il metodo lavorativo e l'avrei impostato come Assasin creed.

mattcav ha detto...

Comunque Via Livorno 1 è la sede di...ehm...Azione Giovani

Luigi ha detto...

Ottimo commento, Gianfranco: abbiamo dovuto aspettare per vederlo (a causa di un problema tecnico), e me ne scuso.
Concordo con la prima parte del tuo commento: il gioco in questione è quello che è. E ti dico che conoscevo già "Il rosso e il nero" (se non sbaglio Giochi per il mio computer gli assegnò un bel 4).
Però conosco anche altri giochi interamente made in Italy. Sono pochi, anzi pochissimi, e si perdono nella produzione internazionale. Però qualcosa di buono è stato prodotto anche da noi. Ti dico solo due nomi:
1) Milestone, uno sviluppatore di Milano specializzato in giochi di corse. Raggiunse un certo successo nei primi anni 2000 con alcuni videogiochi dedicati alle Superbike, ma è tuttora attiva nel settore su diverse piattaforme.
2) Artematica, sviluppatore ligure che ha raggiunto negli ultimi anni una piccola fama producendo avventure grafiche (la più famosa è basata sul fumetto Martin Mystère)
Sono piccole realtà, certo, però almeno esistono. Non si imporranno mai nel mondo, ma almeno potremo dire che qualcosa di buono l'Italia lo ha prodotto.

Non sono d'accordo sull'affidare tutto ad un'azienda esterna straniera. Per me l'idea migliore restava quella di realizzare qualcosa di più piccolo e facile. Anche un'avventura grafica: considerato che il gioco era gratuito, e vista la pubblicità che le istituzione gli avrebbero fatto, il genere di nicchia non avrebbe costituito un problema...

Forse Via Livorno 1 è sede di Azione Giovani, ma al momento il palazzo è coperto dai lavori per la metro...

gabriele ha detto...

ciao Luigi, leggo solo ora questo fantastico post che cade precisamente a fagiolo con quello che stò studiando in questo preciso momento cioè proprio il motore grafico con il quale è stata fatta questa schifezza.
Mio fratello avrebbe fatto meglio.
inutile riconfermare la solita vergogna che bisogna provare ogni giorno nell'essere italiani, voglio solo dire che il gioco non è neppure stato cambiato a livello di codice. cioè parte esattamente come il demo fornito dalla casa madre (epic).
chissà se alla Epic è giunta voce di questo epico schifo.

Luigi ha detto...

Grazie per il commento, Gabriele, e non ti preoccupare per il ritardo.
Purtroppo temo che la notizia sia giunta anche alla Epic, e puoi immaginare come deve essere stata accolta....
Spero che, una volta studiato il motore, tu possa fare di meglio per riabilitare il buon nome degli sviluppatori italiani!

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