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martedì 31 maggio 2011

I misteri di Vaticalia

Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando il nostro professore di Spagnolo ci ha parlato per la prima volta di un certo Miguel Mora. Inutile dire che nessuno di noi sapeva chi fosse, esclusi un paio di ben informati e assidui lettori de El País. Dato che di lì a poco ci sarebbe stato un incontro con lui per tutti gli studenti di Spagnolo della mia università, abbiamo cominciato a documentarci su questo signore, che altri non è che il corrispondente a Roma, ormai da tre anni, proprio per il famoso quotidiano spagnolo.

Scoprire il suo blog è stata un’autentica sorpresa. Si rimane immediatamente colpiti dalla sua presentazione che riporta la citazione di uno scrittore tedesco, secondo la quale “l’Italia è come una diva di Hollywood: tutti la ammirano, ma nessuno la capisce”. Bisogna dire che Miguel Mora ha raccolto la sfida e sta provando a far capire alla Spagna (e forse anche un po’ a noi italiani) qualcosa della nostra Italia.

Con uno stile brillante e appassionato, ironico quanto basta, scrive di tutto e su tutto, spaziando dalla politica al costume, dal cinema al Papa. Scrivere di Italia, in questo periodo, significa soprattutto scrivere di lui, di Mister B., come è solito chiamarlo Mora (e non c’è bisogno di spiegare chi sia, no?). Come lui stesso ha affermato, scatenando una risata generale: “Pensate se dovessimo scrivere di Bersani: saremmo tutti senza lavoro!”. Ma ridurre il suo lavoro al solo, facile, sarcasmo nei confronti di Mister B. sarebbe ingiusto. Il suo blog è un allegro affresco dell’Italia moderna, un mix di tanti fatti e persone: vi hanno trovato posto Celentano, Dalla e De Gregori, Nanni Moretti e il suo “Habemus Papam”, Mourinho, Montezemolo, Pasolini, Benigni e Saviano, per citane solo alcuni.

Un’altra sorpresa è stata incontrarlo di persona: abbronzato, in maniche di camicia e con una pancia ostentata con fierezza, verrebbe da dire che si sia subito abituato alle abitudini del Bel Paese (e infatti non disdegna un bel piatto di linguine nel ristorante di piazza Navona).  È un tipo alla mano e cordiale, uno che si mette in gioco e si prende in giro (si autodefinisce una plumilla, piccola piuma, termine spagnolo che sta ad indicare un giornalista di poco valore, ndr). Entra subito nel vivo del discorso lanciandoci una provocazione: circa il 60% degli articoli sull’Italia dei corrispondenti stranieri contengono la parola Berlusconi, almeno due terzi contengono la parola Vaticano e almeno un terzo le contengono entrambe. Insomma, sembra proprio che qualcuno abbia monopolizzato l’attenzione dei media su di sé! Continua a parlare del quadro politico italiano per una buona mezz’ora, attirando l’attenzione e le risate (spesso amare) di noi studenti.

A seguire inizia un interessante dibattito. Alla domanda se il Vaticano influenzi o meno la politica dei governi italiani, risponde con un sì deciso, dicendo anzi che la sua influenza si fa sentire più oggi che in passato. Persino i governi democristiani erano più a sinistra dell’attuale PD (infatti, durante gli anni ’70 vennero approvate le leggi sull’aborto e sul divorzio) e persino il Partido Popular (PP, partito di centro-destra spagnolo, ndr) si potrebbe collocare più a sinistra del PD. Di certo una provocazione, ma sta di fatto che sia nella destra che nella sinistra italiane prevale un istinto di sudditanza rispetto al Vaticano e tutti i politici sono molto attenti a non dire o avanzare proposte di legge “vaticanamente scorrette” (si pensi alla questione del testamento biologico o delle coppie di fatto).

Grazie all’input lanciato da qualche altro studente, Miguel Mora ha anche parlato della situazione (disastrata) dei giornalisti italiani, costretti il più delle volte a non scrivere cose che potrebbero risultare scomode, e ha parlato della sua condizione come di una posizione privilegiata, nella quale “nessuno (tra gli italiani) può fare pressione sui miei superiori perché mi licenzino!”.

Un altro spunto interessante è derivato dalla domanda (che prima o poi tutti noi ci poniamo): “Cosa pensano in Spagna di noi italiani?”. Forse per ingraziarsi la platea, ma più verosimilmente perché ne è veramente convinto, Mora ha sostenuto che l’Italia è molto più apprezzata che criticata: è considerata dagli spagnoli la patria della cultura, delle arti e del buon vivere e forse proprio per questo non riescono a spiegarsi perché, da 17 anni a questa parte, siamo fermi immobili e ci lasciamo scivolare addosso eventi e situazioni senza fare niente. Insomma, siamo visti come delle “belle addormentate nel bosco” che sarebbe il caso si svegliassero. Secondo Mora, poi, “il valore di tutti gli italiani insieme è molto minore della somma delle singole individualità”: è come se non riuscissimo a dare il nostro meglio se non come singoli esseri atomizzati. Non l’avevo mai vista in questi termini, ma forse è davvero così. Non lo so.

Ad ogni modo, vorrei concludere consigliandovi vivamente di fare un giro su questo blog (sì, è in Spagnolo, ma credo che qualcosa si possa capire lo stesso). E vorrei concludere con le parole dedicate da Miguel Mora all’Italia, al nostro inno e al nostro Roberto, che mi sembrano il miglior sunto dell’esaltazione palese (e della denuncia velata) dell’Italia di oggi.

Y pensar que esto fue en el festival de San Remo...
¿Se puede cantar mejor?
Eso es un poeta.
Y eso es Italia.
Un poeta, un cómico de calle que pesa 45 kilos y canta con esa hondura esa letra romántica y brillante.
"Italia se ha despertado, estamos listos para morir".
Eran otros tiempos. Pero el espíritu era ese.

Valeria R. 

5 commenti:

Elisa ha detto...

Vale hai sintetizzato benissimo il pensiero di Miguel Mora. L'incontro con lui è stato davvero interessante, anche se un pò amaro. Anche a me ha colpito molto la frase per cui l'Italia è meno della somma delle sue parti, c'è da riflettere su questo: siamo da sempre la patria di gente mooolto in gamba...è l'aggregato che ci frega!
Speriamo che soffi davvero un vento di cambiamento che porti un pò di ossigeno a questo meraviglioso e dannato paese!
Intanto mi hai ricordato di spulciare più spesso questo blog ;)
baci baci!

Gianfranco ha detto...

Sto aspettando che esce l'articolo sulle elezioni, voglio vedere che ne pensa Mora di questo pareggio 4 a 0.

Credo che per capire come funzionano le cose qui è molto utile vedere come da fuori vedono quello che ci succede. Perchè chi meglio di chi non vive una situazione ha un distacco che gli consente di riflettere meglio su determinate situazioni? Inoltre se questa persona vive in Italia ha sicuramente gli occhi adatti per vedere qualcosa che noi diamo per scontato o qualcosa al quale proprio non facciamo caso, come il peso del Vaticano (ormai il Papa ci sembra qualcosa simile al Presidente della Repubblica).

Luigi ha detto...

Io non sono stato presente all'incontro con Mora, però da quello che mi è stato raccontato e da quello che leggo qui mi sembra sia stato interessante.

Sicuramente lui si trova in una posizione privilegiata per guardare all'Italia, essendo uno straniero che ci vive dentro: concordo con Gianfranco.
La frase sulla somma delle parti è efficace, ma forse un po' troppo ad effetto...

Quasi mi commuovo a vedere Elisa e Gianfranco che commentano il blog

Matteo ha detto...

Mi aggiungo anche io all'osservazione del privilegio di essere uno straniero che conosce bene l'Italia e ne parla. Però c'è un però: è anche vero che tutto il mondo è paese e che le osservazioni di Miguel Mora rispecchiano la sua collocazione e quella del giornale per cui scrive. Non che ci voglia molto pregiudizio politico per accorgersi di una certa anomalia in Berlusconi e nel sistema politico generale italiano: però boh, forse in questo caso essere straniero è anche un limite. Io ad esempio non sono d'accordo con l'interpretazione delle riforme degli anni '70 come prova di una tendenza alla "sinistra" di certi governi Dc e anche sull'interpretazione del limite invalicabile delle pressioni vaticane avanzo dei dubbi. Il non allineamento italiano a certe tematiche (di diritti civili) è anomalo, come è anomala l'ingerenza della Chiesa, ma mi sembra riduttivo pensare a un diretto rapporto causa-effetto.
Insomma, mi sembra che Mora sia -al di là dell'evidente differenza di essere spagnolo- inseribile in un certo tipo di italianità (e infatti critica il Pd), come desumo dal tirare in ballo icone (volenti o nolenti) come Benigni e Saviano.

Questo commento sembra più aspro delle mie intenzioni: sto solo riflettendo sulla problematicità di un punto di vista come quello di un giornalista spagnolo del Pais che scrive dell'attualità politica italiana.

Valeria ha detto...

lasciatemi iniziare dicendo: che gioia trovare i commenti di Elisa e Gianfranco! ragazzi, continuate a seguirci!

Per tornare a Mora, sono anche io del parere che il fatto che non sia italiano possa comportare allo stesso tempo vantaggi e svantaggi. Forse però è stato così bravo da non farci rendere conto dei secondi! Ho avuto l'impressione - tolte alcune frasi volutamente benigne nei confronti della platea - che parlasse con vera cognizione di causa. E per di più credo che un approccio comparato tra due o più Paesi (quello che sta cercando di adottare lui con l'Italia e la Spagna) arricchisca la questione, piuttosto che semplificarla e appiattirla.

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